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Intorno a Keith Haring
Qualche considerazione sulla cultura a Monza
di Mauro Reali

È stata davvero grande la quantità di persone (soprattutto di giovani) che sabato scorso ha partecipato all'inaugurazione della mostra dedicata al murale di Milwaukee di Keih Haring, nel rinnovato Serrone della Villa Reale di Monza; l' esposizione è già stata recensita sull'Arengario ed ha pure un suo – interessante – sito web di riferimento (www.keithharingmonza.com); dunque queste mie saranno – per così dire dire – considerazioni d'ordine accessorio….
Punto primo: il “Serrone” è a norma, e d'ora in poi potrà ospitare – come ha detto il sindaco Michele Faglia, con legittimo orgoglio – “anche Caravaggio”. La ristrutturazione, l'adeguamento, il costante rinnovamento degli spazi espositivi, è infatti uno dei meno appariscenti ma più sostanziosi problemi nella complessa vita culturale del nostro Paese (e non solo). Senza gli ambienti “a norma” nessuno (privato o museo) presta infatti le opere d'arte, nessuna compagnia le assicura, nessun Ente può davvero prendersi la responsabilità di permettere un accesso del pubblico… Sono pertanto convinto che l'adeguamento del “Serrone” possa rappresentare una “rivoluzione copernicana” della politica culturale-espositiva monzese; davvero questo spazio storico “merita” Caravaggio (tanto per dirne uno…), ma anche un qualunque altro “grande” dell'arte antica, moderna o contemporanea.
Punto secondo (che si connette al primo): durante il mandato in corso alla Giunta Faglia è stata imputata un'eccessiva attenzione – sul versante culturale – alla realtà locale, e una scarsa apertura all'esterno. Non nego che qualche eccesso di provincialismo possa esserci anche stato (siamo pur sempre a Monza, non a New York!), però credo comunque che alcune mostre (tre le altre, quelle di Dudreville o Bucci) abbiano dato grande lustro alla nostra città: restano i cataloghi a testimoniarlo! Dalle parole dell'assessore Annalisa Bemporad e dei suoi collaboratori, mi sembra comunque che questa fase “localistica” – anche alla luce del rinnovamento del “Serrone” - sia considerata un'esperienza importante, ma in qualche modo da superare; e non mancano in tal senso importanti “slanci in avanti” come gli accordi con l'Haggerty Museum of Art of di Milwaukee, che non sarà un'iniziativa isolata, poiché impegni vincolanti sono già stati presi dal nostro sindaco con i direttori di due importanti musei europei: la Fondazione Solomon Guggenheim di Venezia (e dici poco!) e il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania.
Punto terzo (che si connette al primo e al secondo): concordo davvero sull'idea di puntare soprattutto su arte contemporanea e design, particolarmente adatti ad essere ospitati nell'Orangerie della nostra Villa. Invito però – e qui parla il “cuore” - a non dimenticare anche l'arte antica e dell'Ottocento, che – se intelligentemente inserita in suggestivi percorsi espositivi – è non meno capace di stimolare il pubblico, anche quello “giovane”. Insomma, credo che l'esempio da seguire sia quello di Brescia (Santa Giulia) o Treviso (Casa dei Carraresi), diventate “città degli Impressionisti”; o – più recentemente – di Como, con la sua splendida Villa Olmo, e potrei continuare ancora…
Mi spiego meglio: partendo da uno spazio espositivo “storico”, bello, accattivante (e pure a Monza ci sono: il “Serrone”, ma anche l'Arengario), si sono trovate idee giuste intorno alle quali costruire delle mostre; si è, cioè, partiti dal contenitore per arrivare al contenuto. Ma quali sono, dunque le “idee giuste”? Quelle – lo dico senza esitazioni – che puntano ad un “mix” di qualità e appariscenza, di rigore e divulgazione, di serio e di gradevole… Non si può pensare di ideare eventi per pochi esperti o per “patiti” di esperienze marginali, ma neppure trasformare l'arte in “carne da macello”, con mostre da sostituire come passatempo ai film natalizi “modello Vanzina”. Un esempio? Proprio l'esposizione in corso, quella di Keith Haring, un “grande” dell'arte contemporanea, per molti giovani un vero e proprio mito, ma nel contempo esponente di una pittura gradevole, leggibile, e – nel caso del grande murale – anche impressionante. Per molti monzesi, credo, Milwaukee era solo la città dove era ambientato il telefilm Happy Days (vero cult per quelli della mia generazione): oggi, forse, è anche qualcosa d'altro….
Punto quarto: non voglio aprire questioni troppo grandi né inserirmi in polemiche nelle quali poco avrei da dire. Certo, Monza aspetta un futuro per la sua Villa Reale, una vera Pinacoteca, un completo Museo della Città (qui – dispute a parte – qualcosa si muove…), ma neppure si può dire che nulla si sia fatto in questi ultimi anni. Cultura è quanto ho sopra detto (“Serrone” compreso), ma anche impiantare in città strutture innovative (come il Binario 7), o valorizzare la Saletta reale della Stazione…; insomma la nostra città ha davvero la possibilità di cucinare domani una gustosa gallina, ma qualche uovo i monzesi già l'hanno potuto mangiare oggi, sia per opera della “mano pubblica” che per l'intervento – fondamentale – dei privati. Teniamo conto che progettare la vita culturale di una città è faticoso, difficile e – soprattutto costoso – e la “cinghia” per le spese culturali è spesso la prima ad essere tirata. L'assessore Vittorio Sgarbi, a Milano, ha appena comprato all'asta per il Comune beni artistici per un totale di 200.000 euro – leggo sui giornali – solo sulla base della “promessa” di un mecenate privato, perché i soldi l'amministrazione non li avrebbe… Non so se lodare il suo coraggio o preoccuparmi di tale spregiudicatezza, ma il fatto è sintomatico della difficoltà – per chiunque – a reperire fondi per la cultura.
Concludendo: citando Elio Vittorini, certo non voglio “suonare il piffero” per la Giunta Faglia; un giudizio obiettivo, però, non può negare che – in una fase assai delicata, dal punto di vista economico – e in un contesto, quello dell'era-Berlusconi, che non ha certo valorizzato troppo la cultura, questa ha saputo dare alla città una “veste culturale” dignitosa. Ci aspettiamo di più e di meglio, e credo che le premesse, nel caso della riconferma dell'attuale Amministrazione, ci siano tutte. Ad ogni modo, l'auspicio è che – nella prossima campagna elettorale, oltre che di Cascinazza, parcheggi, bretelle stradali etc… (cose sacrosante, per carità!) - si parli un po' anche di cultura, e che i candidati a sindaco propongano in tal senso un preciso programma alla cittadinanza. Ma nel frattempo, prima di essere sommersi dalle parole dei nostri politici (ci siamo, ormai!), invito i lettori dell'Arengario a prendere davvero una “boccata d'aria” e visitare il murale di Keith Haring.

Mauro Reali

Keith Haring - il murale di Milwaukee
Keith Haring - il murale di Milwaukee al Serrone della Villa (particolare) - foto Franco Isman



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  7 aprile 2007